Alto, capelli (che furono) fini e chiari,
un pallore quasi cadaverico, palpebre e baffi cascanti, naso aquilino.
Aspetto apatico, andamento pigro e indolente, aria annoiata, tempra
aristocratica, "in gran parte simile a quella dell'anarchico". Horne
Fisher, rispettabile membro della buona società inglese, cresciuto in
mezzo a primi ministri e politici illustri, inizia la propria carriera
come segretario personale di Sir Walter Carey, ufficiale del Governo
irlandese e suo parente. Proprio al servizio di Sir Carey si ritroverà
accidentalmente coinvolto nella sua prima avventura da "investigatore
non ufficiale". Sì, non ufficiale, perché Horne Fisher non è un
professionista del crimine ma un uomo che, oltre quel muro di ostentata
indifferenza, nasconde capacità analitiche fuori dal comune e curiosità e
sensibilità sovraumane "nel comprendere le circostanze" e l'animo
umano. Da quella prima esperienza irlandese, Horne Fisher comprenderà
quanto il crimine possa essere oscuramente intrecciato con la legge e da
lì in avanti, per tutta la vita, si ritroverà ad avere a che fare con
faccende similmente oscure, appesantito dall'onere di "sapere troppo",
di conoscere il lato squallido e la corruzione delle alte sfere, di cui
lui stesso fa parte.