ui è Johann Trollmann (1907-1943), pugile sinti nella Germania nazista,
il più bravo di tutti, ma c’è un particolare: è uno zingaro. La vita di
Johann comincia subito di corsa, da quando, bambino, scopre la boxe e
sale sul ring portando con sé i valori e la tradizione della sua gente, e
guadagnando strepitose vittorie, una più emozionante dell’altra, con il
pubblico (soprattutto femminile) in visibilio. Ma uno zingaro non è
come gli altri tedeschi: come può rappresentare la grande Germania alle
Olimpiadi del 1928? Le strade del successo ben presto gli vengono
sbarrate, il clima politico peggiora, il nazismo travolge tutto, anche
la sua vita e quella della sua famiglia. Non importa che Johann sia il
più bravo, il titolo di campione dei pesi mediomassimi gli verrà
negato, nonostante la vittoria sul ring. Da quel momento la sua vita
diventa impossibile: prima il divorzio cui è costretto per salvare la
moglie e la figlia, poi la sterilizzazione, la guerra cui partecipa come
soldato e infine il campo di concentramento e l’ultima sfida, quella
decisiva, contro il kapò, che vincerà, e per questo sarà punito. Con la
morte. Dario Fo, grazie a una ricerca meticolosa e storicamente
ineccepibile di Paolo Cagna Ninchi, ancora una volta recupera una
vicenda vera e dimenticata e la propone in una vibrante ricostruzione
narrativa alla nostra attenzione distratta: un modo efficacissimo per
parlare indirettamente del presente che non vogliamo vedere. Solo di
recente la Germania ha riconosciuto il valore e l’autenticità di questa
storia consegnando alla famiglia Trollmann la corona di campione dei
pesi mediomassimi negata a Johann ottant’anni prima.