A Vigàta si susseguono gli arrivi di migranti e tutto il paese è
coinvolto nel dare aiuto; in primo luogo la capitaneria e la polizia, ma
anche tanti volontari. In questo frangente Livia strappa a Salvo una
doppia promessa; di partecipare alla festa per i 25 anni di matrimonio
di una coppia amica e di farsi per l’occasione un vestito nuovo. Così
nella più rinomata sartoria di Vigàta il commissario conosce Elena,
sarta entusiasta del proprio mestiere arrivata in paese da qualche anno;
tra i due è subito simpatia. Ma non c’è il tempo per conoscere meglio
la donna, ogni notte c’è uno sbarco, il commissario e i suoi uomini non
si risparmiano, ci sono gli scafisti da individuare, sospettati anche
dello stupro di una bambina. Poi una notte mentre Montalbano è al porto
per il consumarsi di una ennesima tragedia del mare, un’altra tragedia
lo trascina via dal molo: nella sartoria è stata ritrovata Elena
trucidata a colpi di forbici. L’indagine parte dalla vita della
vittima, gli amici, i possibili nemici, eventuali amanti, i lavoranti.
Ma via via che si addentra nell’indagine nessuna ipotesi convince
Montalbano; tra uno sbarco e l’altro trascorre ore in sartoria, in
compagnia del gatto Rinaldo, orfano della padrona, alla ricerca di un
indizio, di un filo dal quale partire. Tra cotoni del libano, pezze
morbide, rotoli di tessuti cerca di annodare i fili della vita della
donna per giungere alla verità. E le trame delle stoffe ne nascondono
altre che sembrano giungere dal passato di Elena e da luoghi lontani. Ne
L’altro capo del filo attorno al dramma dei migranti che Camilleri
racconta scuotendo le nostre coscienze, si muovono i personaggi che
conosciamo da sempre; tutt’intorno altre figure straordinarie, il medico
Osman e la solerte Meriam, anche loro migrati un giorno dalle coste
dell’Africa, il vecchio sarto Nicola, il picciotto Lillo, tutto un mondo
che Camilleri disegna con quella carica di umanità che è fra le cose
che più si apprezza nelle sue storie.