Secondo previsioni dell’Onu, nel 2050 saremo 9 miliardi di persone sulla
Terra: come ci sfameremo, se le risorse alimentari sono sempre più
scarse, e chi vive in paesi iperpopolati come la Cina sta repentinamente
cambiando abitudini alimentari? La finanza globale e le multinazionali
del cibo hanno fiutato l’affare: l’over-population business. Dopo A sud
di Lampedusa, il reportage che per primo raccontava le rotte dei
migranti dal deserto del Sahara fi no alle coste italiane, e il successo
internazionale di Land grabbing, il saggio tradotto in più di dieci
paesi sull’accaparramento delle terre delle nazioni più povere da parte
di quelle più ricche, Stefano Liberti ci regala il suo libro più
ambizioso e impressionante sul nostro piccolo pianeta. Ha girato il
mondo per due anni (dal Brasile al Mozambico, dalla Cina rurale
all’Iowa) seguendo la filiera di quattro prodotti alimentari – il
maiale, la soia, il pomodoro, il tonno – per osservare cosa accade in un
mondo divorato dall’aggressività della finanza che ha deciso di
trasformare l’intero pianeta in un gigantesco pasto.