Ormai i giovani danno per scontato che le uniche possibilità di
cominciare a lavorare saranno temporanee e poco garantite, mentre molti
lavoratori stanno facendo i conti con la possibilità che tutta la loro
vita professionale sia all’insegna della precarietà. Ma cosa significa
questo per la società nel suo insieme? La diminuzione dei diritti e
delle garanzie è una tendenza inarrestabile, che definirà il mercato del
lavoro del futuro? E non c’è niente che si possa fare, almeno da parte
della sinistra? Dopo aver presentato il precariato come classe di massa
emergente, e potenzialmente pericolosa per la stabilità politica, nel
suo precedente libro (Precari. La nuova classe esplosiva), Guy Standing
compie qui un passo ulteriore, approfondendo il discorso sul tipo di
politiche progressiste necessarie per ridurre le ineguaglianze e
l’instabilità caratteristiche dei precari nelle nostre società. Le idee
di Standing sulla condizione, sempre più globale, dei precari e le
conclusioni a cui è giunto sono state ampiamente riprese da
intellettuali come Noam Chomsky e Zygmunt Bauman, da attivisti e uomini
politici. In questo autentico programma politico per una nuova sinistra,
ricorda come i diritti – politici, civili, sociali ed economici – siano
stati negati al precariato, favorendo nuove forme di sfruttamento e
mettendo a rischio la democrazia, e sottolinea la necessità di
riconsiderare la nozione stessa di “lavoro”, il fondamento del contratto
sociale e l’idea di cittadinanza. Mettendo al centro di questo suo
manifesto dei diritti di libertà, sicurezza ed eguaglianza, il tema,
caldo e ineludibile anche in Italia, del reddito minimo garantito.