Tre storie.Tre storie “di mare”. Storia di Irene l’anfibia. È la storia
di Irene, cresciuta insieme a due delfini, e promessa in sposa a uno di
loro, ed è la storia di una meravigliosa sirena che, non più accetta
alla terra, sgualdrina incinta, si sottrae all’uomo che l’ha ascoltata e
ora vorrebbe trattenerla, raccontandole a sua volta storie
incantatrici. L’incontro fra mare e terra avviene su un’isola stordita
dal sole di giorno, martellata di stelle la notte – un luogo miracoloso e
crudele che non accetta il mistero di Irene, e della sua bellezza di
pesce-fanciulla. Il cielo in una stalla. Cinque scampati alle
rappresaglie tedesche si trovano in una stalla e devono guadagnare la
salvezza attraversando nottetempo il mare che divide Sorrento da Capri
(terra liberata). Prendono posto in una barca e a loro si unisce un
ebreo che canta la sua preghiera mentre il profilo dell’isola appare nel
buio. La storia di questa traversata è il racconto dell’intesa, che
nasce fra quell’orante di religione ignota e il padre del narratore,
ateo convinto. Una cosa molto stupida. Un vecchio, magro magro, senza
denti, mal tollerato dalla famiglia sgattaiola fuori dalla casa,
malgrado il freddo vento dell’inverno, e va a cercarsi un posto riparato
davanti al mare. S’è messo in tasca una mandorla e ora la apre e se la
infila, beato, in bocca come un’ostia. Ricorda, a occhi chiusi, quando
fu salvato dalle acque, in tempo di guerra, e restituito alla vita. Per
quella vita vissuta è tempo di ringraziare per poi lasciarla sfuggire
dalle labbra.