Questo papa venuto dalla fine del mondo "demonizza il capitalismo". Sono
bastate poche frasi del pontefice "contro l'economia che uccide" per
bollarlo come "papa marxista". Che a fare certi commenti siano
editorialisti di quotidiani finanziari, o esponenti di movimenti come il
"Tea Party" americano, non deve probabilmente sorprendere. Molto più
sorprendente, invece, è che siano stati condivisi anche da alcuni
settori del mondo cattolico, dal momento che, come mostrano Tornielli e
Galeazzi, vaticanisti fra i più accreditati nel panorama internazionale,
alla base dei ragionamenti di Bergoglio non c'è che la radicalità
evangelica dei Padri della Chiesa. Delle disuguaglianze sociali e dei
poveri è ammesso parlare, a patto che lo si faccia di rado. Un po' di
carità e un pizzico di filantropia, conditi da buoni sentimenti, vanno
bene, mettono a posto la coscienza. Basta non esagerare. Basta,
soprattutto, non azzardarsi a mettere in discussione il "sistema". Un
sistema che, anche in molti ambienti cattolici, rappresenterebbe il
migliore dei mondi possibili, perché - come ripetono senza sosta le
cosiddette "teorie giuste" - più i ricchi si arricchiscono meglio va la
vita dei poveri. Ma il fatto è che il sistema non funziona, e oggi viene
messo in discussione da un papa che in questo libro propone una
riflessione sul rapporto fra economia e Vangelo. Temi che troveranno
spazio anche nella sua prossima enciclica. Con un'intervista esclusiva
su capitalismo e giustizia sociale.