Quello che si narra in questo libro non è un prodotto della fantasia e
nemmeno una semplice indagine giornalistica. Oscar Martinez ha percorso
da cima a fondo il tragitto dei migranti attraverso il Messico, per otto
volte è salito sul tetto del treno, "la Bestia", insieme ai
centroamericani che a migliaia viaggiano aggrappati lassù nella speranza
di entrare negli Stati Uniti, dove sognano una vida mejor. Ha diviso
con loro le notti all'addiaccio e le sigarette, le paure e le insidie
del viaggio, nel corso del quale violenze, stupri e aggressioni sono
pane quotidiano e la morte è in agguato a ogni tappa. Ha visitato le
città governate dai narcos, dove si cammina a testa bassa, ha ascoltato i
racconti delle giovani centroamericane costrette a prostituirsi in
Chiapas e poi ha asciugato le loro lacrime. Ha incontrato poliziotti
corrotti, banditi, preti coraggiosi, uomini e donne dal destino segnato.
Nel raccontarci la sua esperienza in prima persona lungo il cammino dei
migranti, Martinez ha popolato il suo reportage di un'umanità spesso
oscura e ai margini, perfettamente autentica anche se sembra il frutto
dell'abile penna di un romanziere. E il lettore si trova così catturato
in questa odissea attraverso paesaggi desolati e ostili, battuti solo da
avvoltoi, coyote, narcotrafficanti e migranti, per arrivare fino al
"muro", l'ultima barriera che separa i centroamericani in fuga dal loro
sogno americano.