«Alla fine del mese di ottobre 1915, lo sterminio dei cristiani di
Mardin sembrava essere concluso. Tuttavia un centinaio di persone
vivevano ancora: erano vecchi, donne anziane, infermi. Il turco
Bedreddin fu preso ancora da zelo: “Spazzateli via, e che non ne rimanga
nemmeno uno”. Con questi cento fece un convoglio che, deportato nel
deserto, sparì per sempre». Mardin è lo specchio fedele di una storia
consumatasi lungo il Novecento: la fine dei cristiani d’Oriente, che
avevano vissuto per quasi due millenni in questa regione della
Mesopotamia e che oggi sono letteralmente estinti, sterminati o
emigrati. Oggi la città è quasi tutta musulmana, ma le sue strade, le
case antiche ora abitate da curdi e turchi e un tempo proprietà dei
cristiani e la traccia del fendente all’ingresso della chiesa portano
ancora i segni della tragedia enorme che si consumò qui, come nel resto
della Turchia, nel 1915. Andrea Riccardi, attraverso una ricca
documentazione, ricostruisce per la prima volta quei mesi drammatici: la
razzia dei beni, le uccisioni indiscriminate, le deportazioni delle
donne, le separazioni delle madri dai figli. È la storia, sinora taciuta
o ignorata, della disgregazione di un tessuto umano e culturale
antichissimo. Non solo gli armeni, ma anche i siriaci, i caldei, gli
assiri, furono vittime due volte: la prima volta dei massacri, la
seconda del silenzio imposto per decenni, sino a pochi anni fa, dalla
Turchia sui fatti accaduti.