Tallulah, un grumo di case nella pianura del nord della Louisiana, sulle
rive del Mississippi. Qui, apparentemente, non è mai successo niente.
Ma anche Tallulah ha il suo segreto, perché qui nel luglio del 1899
vennero linciati con ferocia organizzata cinque contadini siciliani, tre
fratelli e due cugini, tutti emigrati dalla cittadina di Cefalù. Che ci
facevano laggiù? Cosa avevano combinato? Perché erano così odiati? Fu
un linciaggio o un pogrom? Enrico Deaglio ha cominciato ad indagare
quattro anni fa. I luoghi, la storia, gli archivi, i pronipoti dei
linciatori e dei linciati, gli alberi a cui vennero appesi, le tracce
del delitto. L’intervento del presidente degli Stati Uniti e del Re
d’Italia per «ricompensare» le famiglie degli uccisi e la vicenda che
diventa un giallo internazionale, sullo sfondo di un’epopea sconosciuta e
imponente: la deportazione di diecimila braccianti siciliani per
sostituire gli schiavi neri nelle piantagioni della canna da zucchero e
del cotone; la grande guerra per il mercato americano degli agrumi, che
l’Italia stava per vincere; la nascita tutta italiana delle teorie
razziste sulle «razze inferiori» i cui frutti sono ancora sotto i nostri
occhi. Ci sono i discendenti di Lincoln e di Garibaldi, la maledizione
della terra e la rivoluzione impossibile. C’è la fotografia di uno degli
uccisi - tragica e beffarda - così somigliante a quell’ignoto marinaio
di Antonello da Messina conservato a Cefalù. C’è uno sconosciuto «sesto
uomo», che riesce a salvarsi attraversando in canoa il grande fiume e
poi torna, come Ulisse dalla guerra, per dare sepoltura ai morti,
scoprire i colpevoli e chiedere giustizia. Quei cinque cadaveri
penzolanti dal maestoso pioppo di Tallulah avevano davvero fatto un
lungo viaggio. Il viaggio che aveva aperto il secolo Ventesimo.