Tutto è cominciato quando avevo undici anni, con un documentario sulla
vita e il lavoro di Stephen Hawking. Ricordo ancora la sensazione di
meraviglia e di inquietudine nello scoprire che domande come "è nato
prima il tempo o l'Universo? E quale sarà il loro destino?" non
riguardavano solo la filosofia, ma anche la fisica. A distanza di
ventitré anni, quando di sera esco e alzo gli occhi al cielo, sono
ancora quelle le emozioni che mi accompagnano: meraviglia e un po' di
paura. È come se vedessi tutto: le infinite galassie che popolano il
vuoto cosmico, i buchi neri, e più oltre, a circondarci come un guscio,
la radiazione cosmica di fondo, la nenia celeste da cui tutto è venuto.
Visto da lontano, il cielo è l'immagine della pace. Lì, invece, accadono
cose di una violenza inaudita: miriadi di stelle che nascono e muoiono,
la materia che si forma e si scompone, secondo un meccanismo perfetto. È
uno spettacolo che non smette di affascinarci, sempre intriso di
mistero e, per quanto si cerchi di esplorarlo, ogni risposta conduce
solo ad altre domande. Sembra un gioco costruito apposta per noi, un
enigma del quale non riusciremo mai a trovare davvero la soluzione, ma
il divertimento sta proprio in questo: potremo continuare a giocare in
eterno. E io questo gioco ve lo voglio raccontare.