Come approdi momentanei di un itinerario inventato – dal Mar della Cina e
dall’Oceano Indiano al tenebroso “Mare Abbracciante” dell’estremo
Occidente – sfilano le immagini di isole mirabili, piccoli universi
dagli ambigui confini, raccontate da mercanti, viaggiatori e geografi
musulmani tra la metà del IX e il XV secolo. Isole che appaiono e
scompaiono, abitate soltanto da donne o da esseri che si fanno sentire
ma mai vedere – l’isola delle scimmie, del vendicativo uccello Rukhkh,
degli antropofagi, del Rubino, dei granchi pietrificati, degli
androgini. Infinite varianti di isole fantastiche, che evocano
meraviglie: come Finzioni di Borges, o Le città invisibili di Calvino o
il Libro dei mostri di Wilcock.