Nel 1941, nel gulag di Grjazovec, un gruppo di ufficiali polacchi tenta
di resistere all’annientamento morale e intellettuale tenendo una serie
di conferenze clandestine sugli argomenti più disparati: alpinismo,
strategia militare, pittura. Con il pretesto di dare lezioni di francese
ai suoi compagni di prigionia, Józef Czapski rievoca e commenta,
citando a memoria, intere pagine della Recherche, opera che l’Unione
Sovietica ha messo all’indice. E quello che ne scaturisce – cui abbiamo
oggi accesso grazie alla trascrizione in francese che lo stesso Czapski
realizza ‘a caldo’ – non è soltanto una toccante dimostrazione del
potere del ricordo, ma anche una lettura di Proust di sorprendente
finezza.