Tra le carte di Schopenhauer si trova un fascio di fogli fittamente
annotati, sul primo dei quali si legge: «Questo libro si intitola
Senilia. Iniziato a Francoforte sul Meno nell’aprile del 1852». Fino
alla morte, sopraggiunta il 21 settembre 1860, Schopenhauer continuò a
registrarvi, giorno dopo giorno, ciò che più gli premeva: citazioni,
ricordi, riflessioni, appunti di lavoro, massime e norme di
comportamento. E in tali fogli, qui radunati e tradotti per la prima
volta in italiano, potremo cogliere quella sapienza quotidiana che rende
sopportabile e perfino piacevole la vecchiaia, compensando
l’insopprimibile sensazione che «il Nilo stia ormai arrivando al Cairo».
Avremo insomma, in forma esemplare, un contrappunto meditativo e
consolatorio al tramonto della vita: quell’arte di bene invecchiare che
la filosofia – secondo la tradizione che la intende come saggezza
pratica di vita, e non come mera costruzione di un edificio teorico – da
sempre ha voluto fornire. Forte di essa, anche il pessimista apparirà
allora sotto un’altra prospettiva: quella di un ottimista bene
informato.