Costruito negli anni trenta da un miliardario armeno, Palazzo Yacoubian
contiene in sé tutto ciò che l'Egitto era ed è diventato da quando
l'edificio è sorto in uno dei viali del centro. Dal devoto e ortodosso
figlio del portiere, che vuole entrare in polizia ma che finirà invece a
ingrossare le già folte milizie islamiste, alla sua fidanzata, vittima
delle angherie dei padroni; dai poveri che vivono sul tetto
dell'edificio e sognano una vita più agiata al gaudente signore
aristocratico poco timorato di Dio e nostalgico dei tempi di re Faruk
che indulge in piaceri assolutamente terreni; dall'intellettuale gay con
la passione per gli uomini nubiani, che vive i suoi amori proibiti
neanche troppo clandestinamente, all'uomo d'affari senza scrupoli del
pianterreno che vuole entrare in politica. Ciascuno di questi personaggi
si ritroverà a compiere delle scelte: quale ne sia l'esito, sarà il
lettore a deciderlo. Ognuno interpreta una sfaccettatura del moderno
Egitto dove la corruzione politica, una certa ricchezza di dubbia
origine e l'ipocrisia religiosa sono alleati naturali dell'arroganza dei
potenti, dove l'idealismo giovanile si trasforma rapidamente in
estremismo e dove ancora prevale un'immagine antiquata della società.
Campeggia in questo romanzo la denuncia dei costumi inquinati, della
politica egiziana e dei movimenti islamisti, una denuncia tanto cara ad
al-Aswani che oggi è uno degli esponenti di punta del movimento di
opposizione Kifaya.