Quando Colette, ventenne, arrivò a Parigi, «non era che una giovane sposa» cresciuta
in campagna e non sapeva di avere accanto a sé un affascinante, sottile mostro:
Monsieur Willy, personaggio immenso, negriero di una squadra di scrittori
chini a lavorare oscuramente per lui, che però aveva più talento di loro. Dietro alle
sue perfidie, ai suoi imbrogli, alle sue crudeltà, permane un elemento di mistero.
E Colette subì e capì come nessuno questo monstrum psicologico, divisa fra la
gelosia selvaggia e una sinuosa complicità.