Chi sarebbe disposto a mettere il suo stipendio nelle mani della nonna
perché lo amministri? Quale uomo accetterebbe di mantenere i figli delle
sue sorelle invece dei propri figli? Quale società, quale governo,
quale religione accetterebbero di eliminare la struttura della famiglia
tradizionale per sostituirla con una famiglia estesa dalla quale sono
esclusi i padri biologici? E chi sarebbe d’accordo nel sostituire
l’istituzione del matrimonio con un sistema basato sulla libertà
sessuale in cui la donna decide senza pressioni di alcun tipo con chi
passare la notte e quando avere figli? Questo è il mondo dei Moso. Un
sistema che non produce i conflitti e le violenze tra i sessi che il
senso comune generalmente attribuisce alla "natura umana". Un portale
con la scritta cinese attraversa la strada da un’estremità all’altra.
Incuriosita chiedo alla guida cosa ci sia scritto. «Benvenuti nel paese
delle donne», mi risponde e aggiunge, con una certa enfasi, «qui abitano
i Moso, una società matriarcale». Siamo nella provincia dello Yunnan,
ai piedi dell’Himalaya: "yun" vuol dire nuvola, "nan" vuol dire sud, il
paese a sud delle nuvole. In questa regione incantata vivono i Moso, una
minoranza etnica strutturata in grandi famiglie di discendenza materna.
Questa società millenaria da sempre rifiuta il matrimonio. Persino
durante la Rivoluzione culturale molte coppie tentarono di sottrarsi a
un’imposizione che andava contro i loro stessi principi. Le coppie,
infatti, non abitano sotto lo stesso tetto, ma passano la notte insieme
per separarsi all’alba. Bizzarro, no? Pensate a una madre che
redarguisce un figlio disubbidiente sotto la minaccia di farlo sposare!
Fra i Moso non è impossibile che accada. Qui si tollera meglio
un’infedeltà che la violenza derivante dalla gelosia.