Per gli appassionati lettori di Wislawa Szyrnborska questa raccolta
postuma sarà come un emozionante commiato, in cui sentir vibrare le note
inconfondibili della sua poesia: in Qualcuno che osservo da un po' di
tempo l'anonimo protagonista è un netturbino che conduce una silenziosa
battaglia contro l'entropia raccogliendo una gabbia abbandonata fra i
cespugli e portandola via con sé, "perché rimanga vuota"; in Costrizione
la Szyrnborska incrina le certezze dei vegetariani evocando le
sofferenze di una foglia di insalata: "Anche le persone migliori /
devono pur addentare e digerire qualcosa di morto / affinché i loro
cuori sensibili / non cessino di battere". E la violenza contro esseri
indifesi torna in Catene, dove alla catena troppo corta che impedisce al
cane di abbeverarsi alla ciotola si contrappongono "le nostre, molto
più lunghe / e meno visibili, / che ci permettono di passare oltre".
Altrove si esprime lo stupore metafisico per il fatto che gli oggetti
continuino a compiere imperturbabili il proprio dovere, anche quando
intorno a loro tutto è morte e desolazione: così uno specchio, in una
casa distrutta da un bombardamento, "non riflette più il viso di
nessuno", eppure "funziona senza rimproveri, / con un'assenza
professionale di meraviglia". Infine, in Alla propria poesia, la
Szyrnborska ci lascia con l'immagine ironica di una poesia che scompare
nel nulla, senza essere mai stata messa per iscritto, borbottando
soddisfatta qualcosa tra sé e sé.